ESSERE QUI È MAGNIFICO

07.10.2021

L'arte di Debora Antonello è insieme disegno e pittura, incisione e installazione, scultura e oggetto d'arte. Linguaggi che si completano a vicenda, tecniche che spesso trovano asilo l'una nell'altra, si sovrappongono e contaminano in ibridazioni sorprendenti . Lo spazio di Fabio Tolomeo è al tempo stesso galleria e bottega, atelier e laboratorio. Fucina di idee e locanda che accoglie quadri in attesa di cornice. Dall' incontro tra queste due identità, composite e mutevoli , nasce una mostra che trova la sua prima ragione d'essere nell'assonanza profonda tra contenitore e contenuto. Perché sono approcci che si somigliano, quelli di Debora e Fabio. Entrambi poco propensi a tracciare linee di demarcazione tra discipline, poco inclini ad affidarsi ad astratte speculazioni teoriche. Entrambi empirici per natura, abituati a confrontarsi con una realtà inevitabilmente spuria, più complessa di ogni sperimentazione in vitro. Immersi nella vita, insomma, che è flusso continuo e imprevedibile, spesso refrattario agli umani tentativi di regimazione e irreggimentazione. Camminano, procedono per prove ed errori . 

Debora Antonello e le radici

Debora nasce e cresce «con il torchio calcografico del padre in casa», per citare la sua biografia. Osserva il padre mentre stampa, lo aiuta a inchiostrare. Poi frequenta la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia. Prima del dipinto, dunque, e prima della modellazione, sulla via dell'arte incontra il segno, un segno inciso nella materia. E l' incisione non si improvvisa: la lastra ha un cuore freddo che non perdona l'approssimazione. È necessario studiare, esercitarsi , educare la mano per diventare padroni della tecnica. Anzi , delle tecniche: quelle nobilitate da mezzo millennio di storia, come il bulino, la puntasecca e l'acquaforte, e poi l'acquatinta e la maniera nera, e le loro pronipoti più giovani , come la gommalacca. Occorre conoscere a fondo i materiali , le potenzialità le idiosincrasie di ciascuno di essi , dallo zinco fino al plexiglass e al tetrapack. Solo alla fine si conquista la libertà di sperimentare, magari forzando le regole


 

Fabio e Debora, il dialogo 

Fabio sa «tenere un pennello in mano», per citare le sue parole. Sa dipingere, insomma - anche se, non manca di precisare, «un pittore è un'altra cosa». La sua storia è quella di un artigiano che da anni percorre una via nobile ma accidentata, sempre meno frequentata nella geografia dell'arte di oggi . Fabio crea cornici intorno alle opere, lo fa rispettando l' identità di ogni singolo oggetto che passa per le sue mani . Soppesa colori , forme, texture; immagina abbinamenti con i suoi materiali . È attento all'opera ma anche a chi quell'opera possiede: sa che esistono una dimensione estetica e una affettiva, un valore artistico e uno economico. Sa che l'opera non vive solo in sé ma anche in relazione al mondo esterno, insomma. E la cornice si colloca proprio sul confine tra i due universi , tra un dentro e un fuori , con il compito di farli dialogare.


Oggi lo Spazio Tolomeo accoglie l'opera di Debora Antonello. La racchiude, la protegge e la mostra a un pubblico ampio, diventando esso stesso cornice: una finestra che si apre magicamente nel nostro ambito reale. 

Roberto Mottadelli  

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